top of page
Personal Transformation Experience

Il Vero Significato Di Darshan

Ho visitato Muddenahalli nel Novembre del 2017 dopo aver avuto la fortuna di essere stato uno studente di Swami per 12 anni (scuola primaria e secondaria). Questo articolo descrive come l’ho vissuta per la prima volta, di come ci ho messo 36 anni per capire realmente il significato della parola Darshan.

 

Devo cominciare da due anni fa. Un amico Antonio Franchina aveva visitato MDH e mi stava raccontando la sua esperienza di come aveva sentito la presenza di Swami li e dell’interview con Swami. Non avevo realizzato in quel momento che non erano tanto le sue parole ma L’amore suo per Swami che mi aveva toccato profondamente. Questo amore si era piantato in me come un seme. Un seme che avrebbe germogliato, malgrado tutta la melma mentale per poi trovare quella parte di me che condivideva lo stesso sentimento per il nostro Bhagawan.

Passano due anni con le tante difficoltà che la vita spesso ci pone. Uscivo da un periodo che segnava un grande scontro in famiglia e non parlavo più con mia madre a causa di questo (ahamkara ha avuto il suo bel ruolo qui). Facciamo un salto avanti nel tempo, mentre Antonio mi chiedeva continuamente di venire con lui in India, oppure da Swami quando veniva in Italia, due anni dopo sono finalmente riuscito  ad andare in India. Nel frattempo, la mia mente mi faceva parecchie domande sulla forma sottile di Swami aggiungendo a tutto ciò che sentivo dire dalle altre persone. Mi ricordo che tutte le volte che mi veniva chiesto un parere sulla questione dicevo “Non posso ne darvi torto, ne ragione finché vado a vedere per me stesso” ed è esattamente quello che ho fatto. Swami, ed anche l’Ayurveda, dicono che l’esperienza è la chiave per rendere la conoscenza veramente utilizzabile. Dal ricevere la conoscenza o informazione >>> all’applicare la nostra logica >>> per poi vivere l’esperienza. Aggiungendo a questo c’era qualcosa...qualcosa che posso solo definire come La Grazia Divina che mi teneva concentrato su questa mia sensazione di dover e voler vedere le cose per me stesso.

 

Mi ero registrato per il WYM (World Youth Meet 2017) prima del mio arrivo in India con l’intenzione  di “vedere”prima le cose e poi  decidere se rimanere o meno. Sono entrato nell’Ashram nel primo pomeriggio del 18 Nov 2017. Antonio mi ha dato il benvenuto abbracciandomi. Lo guardo e gli dico mettendo la mia mano sul petto “Sento nel mio cuore che E’ qui ma ho bisogno di certezze”. Lui mi dice “capisco benissimo”. Firmo nel registro per la conferenza WYM e mi portano ai miei alloggi in una macchina. Prima di continuare è necessario fare un salto indietro nel tempo. Quando ero nella scuola primaria a Puttaparthi avevo vissuto un breve periodo di qualche mese di comunione con Swami….un dialogo continuo che aveva chiuso fuori il mondo completamente. Era un periodo di una tale pace e serenità che non ho mai dimenticato. L’ho cercato per tutta la mia vita ma non sono mai riuscito ad arrivare a quei livelli di pace.

 

Il mio alloggio a Muddenahalli era un dormitorio enorme con quattro file di materassi stesi per terra percorrendo l’intera sua lunghezza. In un secondo ero tornato “a casa”, alla scuola primaria dove sono cresciuto. Mi ha fatto sorridere questa cosa. Sono andato poi nei bagni e questa volta rise di gusto, erano uguali a quelli della scuola. Tutto era uguale!

 

Mi preparo e vado nel Premamrutham (PAM). Per coloro che non sono ancora stati a MDH, Premamrutham è una gigantesca sala meravigliosa che viene usata per i Darshan ed i Satsang. Mi viene indicata la zona .riservata ai delegati e raggiungo i miei fratelli Italiani che mi avevano gentilmente tenuto un posto nella zona riservata ai delegati. Mi presento, li ringrazio, chiudo gli occhi e comincio a pregare. “Swami per favore, dammi un segno. Se ciò che sento nel petto, nel mio cuore è vero dammi un segno.” Questa preghiera si ripete incessantemente mentre la mia mente continua  con le sue considerazioni, dubbi e quant’altro. Io continuo a pregare ignorandola per circa un’ora mentre i canti Vedici risuonano, seguiti da i Bhajans. Ad un certo punto sento l’energia della folla “spostarsi” segnalando l’inizio del Darshan. Apro gli occhi e la mente si fa sentire.

 

Darshan…..perchè chiamarlo Darshan? Letteralmente significa “vedere”. Se Swami è nella forma sottile perché chiamarlo darshan,  dato che non lo vedi?

 

Ignoro anche questo e continuo a pregare. Il Darshan inizia da dietro il palcoscenico. In tutta la mia ingenuità mi aspetto di vedere Swami, o almeno qualche segno di Lui. Ma vedo solamente Madhusudhan. I miei dubbi aumentano in volume mentre  continuo ad ignorarli, aumento invece il volume della mia preghiera interiore. Darshan ci mette quasi mezz’ora finché Madhusudhan si ferma davanti a me e parlando con un ragazzo Inglese disse “Father is with Me” (tuo padre è con me) seguito da uno sguardo penetrante di un breve secondo nei miei occhi. Prosegue poi incamminandosi verso il palcoscenico mentre io sto pensando “Che cos’era quello?” Continuo però a tartassarlo con la mia preghiera ininterrotta (guarda il video qui sotto).

Madhusudhan sale sul palco seguito da Narasimha Murthy (Capo Consigliere del Trust). Si siedono tutti e due ai due lati di un trono argentato con dei cuscini rossi, uno sulla sinistra ed uno sulla destra.

 

Mi metto a fissare il trono in cerca di un segno, QUALSIASI segno! La mia preghiera a Lui era così pressante da aumentare sempre di più. Un devoto americano, Bob Basani, comincia il suo discorso ma io non tolgo lo sguardo dal trono…  disperatamente cercando qualche sfumatura di arancio o di nero segnalando la sua tunica o la sua corona di capelli. Dopo il discorso di Bob Basani, Narasimha Murthy comincia a parlare. A questo punto tolgo lo sguardo dal trono, lo guardo e ascolto. Stava descrivendo il suo primo incontro con Swami quando aveva 19 anni.

 

Una delle prime cose che Swami gli aveva detto era:

“Soffri da indigestione”

N. Murthy le rispose che, essendo stato  un atleta ben allenato  da giovane aveva tutt’oggi  uno stile di vita dinamico e  toccando la sua pancia le disse:

“Sto bene, grazie”

Swami gli  rispose puntando al proprio  addome:

“Non lì, qui”  indicando la sua  tempia.

A questo punto N. Murthy descrive il modo in cui  Swami gli avesse spiegato l’importanza di saper distinguere fra il linguaggio  del cuore e quello della mente e l’eterno conflitto fra loro.

 

Appena detto questo, sento una profonda fitta  nel cuore. Ho sentito Swami letteralmente esplodere in me come mai mi era capitato prima. L’ho sempre sentito in un modo o l’altro, anche perché sono sempre stato convinto che Lui fosse  con me, con noi, attorno a noi….ma  un conto è  sentire qualcosa che deriva da una propria convinzione ed  un’altra è ricevere direttamente da Lui questa verità. Mentre questa vera e propria esplosione interiore accadde, la diga cede sotto un diluvio di lacrime…….comincio a piangere a dirotto senza potermi fermare mentre i  miei fratelli Italiani seduti di fianco mi passavano un fazzolettino dopo l’altro. La sensazione di essere abbracciato da Swami in questo modo è indescrivibile!  Un immenso  amore mai provato e sicuramente irraggiungibile in questo mondo malgrado la sua ricchezza di forme ed espressioni.

 

Segue poi il discorso di Swami dopo quello di N. Murthy.  Madhusudhan inizia dicendo che vede Swami seduto sul trono con una tunica ocra e tradurrà per Lui mentre parla.

 

Qui, vorrei aggiungere qualcosa che sia pertinente al fatto che Madhusudhan “vede” Swami. Non è l’unico a poterLo vedere….   ci sono diverse persone che lo vedono durante il Darshan….   non solo ma lo sentono così come lo sento Io, nel profondo del loro cuore. Una volta che la forma sottile viene percepita i “come e perché” assumono un'importanza relativa. Nel corpo fisico Swami diceva che non aveva  bisogno di nessuno per comunicare con i Suoi devoti, ma non ha mai detto che non avrebbe voluto farlo un giorno.

 

Credo che limitare un Avatar come Sathya Sai Baba ad una frase che disse decenni fa che era probabilmente pertinente ad una situazione o ad un momento particolare,  è stupido. Quando Krishna disse ad Arjuna: “Guarda lì, un corvo….” Arjuna disse: “Si Swami, un corvo!” Mentre Krishna  si esclamava: “No, no è un piccione!” Arjuna rispondeva le mani giunte: “Si Swami, è un piccione!” Krishna sorridendo rispose ad Arjuna:  “Ma sei sempre d’accordo con quello che dico? Non vedi che è un pavone?” Arjuna gli disse: “Mio Signore, quello che i miei occhi vedono non è la verità, la verità è che tu puoi trasformare il corvo in piccione e il piccione in pavone…in un attimo.”

 

Una cosa è certa, che lo fa per altri mille ragioni che comunque non  potremmo mai capire, come il Signor Gesù trasformò l’acqua in vino, moltiplicò i pesci, cacciò via i demoni etc  Swami sta facendo questo grazie alla  compassione e all’amore infinito che ha per ciascuno di noi, i Suoi figli; non  perché  serve a Lui farlo,  ma probabilmente perché vuole farlo… solo Lui sa perché e fa parte del suo Sankalpa,. Se Lui è ovunque, perché non può essere anche a Muddenahalli? Se ha la capacità di essere in tutti, chi può impedirgli di esprimersi sotto qualsiasi forma sottile o non,  quando lo desidera? Chi siamo per giudicare i modi in cui fa le cose e tramite chi? L’amore divino non si ferma davanti ai nostri dubbi.

 

L’uomo è caduto in questa trappola diverse volte in passato.  Succede ogni volta che il Maestro lascia il regno fisico. Successe con Gesù, con Ramakrishna Paramahamsa, tanti altri maestri e sta succedendo oggi. Cos’è più importante….le vie del Maestro o i suoi insegnamenti? Ricordiamoci che il Signore non appartiene a nessuno. Se proprio c’è da attribuire un diritto di proprietà, è Lui che possiede tutti noi. Quindi la cosa migliore da farsi è pregarlo di darci l’umiltà e la pazienza sulle quali si basa la nostra natura divina. Solo quel giorno avremo le risposte a tutte le nostre domande. Anche per quello che riguarda il Darshan di Muddenahali. Ma ritorniamo nella hall di Muddenahalli quel giorno.

 

Madhusudhan incomincia a parlare e il mio pianto peggiora perché riconosco le parole di Swami, le stesse pause, la stessa intonazione nelle frasi, lo stesso contenuto di tutti i suoi discorsi del passato. A questo punto i miei fratelli italiani non hanno più fazzoletti! Ciò non ferma il pianto, mio cuore aveva bisogno di esprimersi, al di là di qualsiasi controllo razionale. .. Questa esperienza doveva rimanere genuina, dovevo farla e viverla totalmente “presente” nel mio essere. Il discorso prende fine e realizzo che sono successe due cose da quando Swami mi aveva dato il segno che aspettavo per il quale avevo assiduamente pregato. Il primo è che la mia mente si era completamente sgonfiata, era come per dire azzerata. Oggi non ho le risposte alle sue domande. Sono semplicemente irrilevanti. Dal momento in cui non hanno più importanza, non le do più energia subconsciamente e non ha altra scelta che di tacere.

La seconda cosa è che non vedo più Madhusudhan. Lo vedo con i miei occhi fisici certo, ma la “visione” sottile di Swami è talmente forte e vera che supera la vista. Swami dice spesso che “i sensi sono, al meglio, strumenti inadeguati.” La mente prende appoggio su i sensi mentre il cuore lavora a livelli differenti, quando parla non si può che prestargli attenzione, mentre le mente che”mente” rivela la sua impotenza nel dare una spiegazione logica.

Alla fine del Suo discorso , vedo che Swami scende dal palco dopo l’Aarti per dare un kit della conferenza  a ciascun delegato, personalmente. Mentre guardo pieno di felicità, e profonda beatitudine, senza alcun intenzione di fare niente, neanche di parlarle quando sarebbe passato davanti,  mi sono ritrovato in ginocchio,  dicendogli in un singhiozzo: “Grazie Swami”. Fece un dolcissimo segno  di assenso con la testa e mettendo la mano sulla mia spalla disse “Dov'è tua madre?” (non mi ero più fatto sentire da tre anni, di seguito a quello che era successo in famiglia. “Swami , é a casa, non sta tanto bene” gli disse sorridendo mentre rispondeva: “Vedremo”

Più tardi quella sera sentivo che il mondo intero avrebbe dovuto fare la stessa esperienza e poter vedere Swami in questo modo. Volevo poterlo condividere con più persone possibile! Parlando con un amico italiano Salvatore Iozzia, mi aveva detto che a volte Swami sceglie un delegato per parlare all’assemblea: Prego Swami “Swami, se pensi che sono pronto per parlare, lo farò, condividerò la mia esperienza con tutti.”

L’indomani pomeriggio avevo una mezz’oretta libera, mi sedette fuori dall’administrative block e mi mise a guardare dei ragazzi che giocavano a palla canestro; mentre mi tornavano in mente gli avvenimento del giorno precedente. Tiro fuori dalla mia tasca il mio cellulare e chiamo mia madre. Ecco cosa ci siamo detti;

Victory sei tu? Come stai?

Si mamma sto bene, sono in India.

In India? Cosa fai lì? Sei a Puttaparthi?

No, ero la fino a ieri. Ma tu come stai? Tutto bene?

Si si tutto bene…

Ti chiamo per dirti che ho un messaggio per te da Swami

Swami chi, dove, come, quando?

E io: Cosa intendi Swami chi….Swami. No non te lo dico al telefono ma quando torno in Italia.

E mi lasci così in sospeso!? Quando torni?

Vengo a trovarti il 25 o il 26 (era il 19 di Novembre)

 

Il pomeriggio del giorno successivo Salvatore, che mi stava cercando disperatamente, viene da me con un grande sorriso: “Swami vuole che parli” Il mio cuore batte più forte e dico a me stesso “ma perché ti agiti così tanto?.....glielo hai questo tu!” Mentre ci dirigiamo verso il backstage del Premamrutham  mi calmavo. Incontro le persone che stanno organizzando la sessione serale. Mi viene detto che alla fine di ogni giorno della conferenza un delegato viene scelto per fare il riassunto della giornata. Mi viene detto che il mio nome era stato presentato a Swami e aveva accettato. Dovevo quindi leggere un corpo di testo già preparato e mi dissero anche che potevo aggiungere quello che volevo alla fine. Mi ricordo di aver rifiutato dato che ero troppo emozionato. Per farla breve, eccomi sul palcoscenico a leggere il riassunto della giornata. Alla fine mi ritrovo mani giunte a guardare Swami dicendo; “Prima di concludere vorrei ringraziare Bhagawan dal fondo del mio cuore per tutte le difficoltà degli anni recenti che mi hanno riportato ai Suoi piedi di loto. Ti ringrazio dal profondo del mio cuore. Sairam” . Scendo dal palcoscenico e mi dirigo verso Swami. Non faccio in tempo ad arrivare a Lui che mi chiede;

“Come sta la mamma?”

“Swami l’ho chiamata”

“Cosa le hai detto?”

“Le ho detto che ho un messaggio per lei da parte Tua”

E mentre parlavo materializzò un anello con tre diamanti e lo mise sulla mia mano destro al dito medio.

Dopo aver preso padnamaskar Swami disse;

“Quando vengo ad Assisi, lei verrà”.

L’ultima volta che Swami mi parlò nel corpo fisico era nel 2010. Fece un segno da lontano chiamandomi e con una voce molto debole mi chiese “Craxi’s son?” e io rispose “Sì, Swami” pensando tra me e me “ma perché fai finta di non saperlo?”.  Non desse sul momento tanta importanza sapendo che un giorno o l’altro avrei avuto la risposta.

La sera del 21 Novembre sono seduto in prima fila nel Premamrutham aspettando il Darshan con una lettera in tasca. Avevo deciso di ricorrere ad una strategia che usavamo quando eravamo studenti, dare a Swami una lettera piegata senza busta nella speranza che Lui la leggesse davanti a me.

Mentre aspetto l’inizio del Darshan un signore anziano seduto vicino a me mi riconosce, suo viso si illumina di gioia e mi chiese come stavo e come stanno i miei genitori. Era il momento del Darshan, Swami si dirige verso di me, prende la lettera e comincia a leggerla. A quel momento preciso, il signore di prima salta dalla sua sedia dicendo a Swami; “Swami figlio di Craxi, Victory Craxi”. Swami lo guarda e dice; “Oh, anche tu lo conosci? Lo so, lo so chi è”. Durante questo scambio Lo sto guardando bevendo la sua energia Divina. Swami finisce di leggere il contenuto della lettera e mi disse “La purezza è importante, la purezza è importante” prima di allontanarsi.

 

Un paio di giorni dopo, grazie all’aiuto di Deepika che era riuscita ad inserirmi nel gruppo di studenti che dovevano presentare una torta per il compleanno di Swami, mi trovo nella Sua casa alla fine un grande gruppo di persone. Avevo l’intenzione di parlare con Swami per dirgli che partivo il giorno successivo. Mi rendevo conto però che non sarei mai riuscito a parlare con Lui da dove mi trovavo. Chiesi ad uno studente se c’era un posto più strategico da dove poter parlare con Lui. Mi disse; “Mettiti all’entrata, riuscirai sicuramente a parlargli quando esce dalla casa (Anandam). Mi allontano ringraziandolo. Mentra sto aspettando vedo Ajay, che era il capo del gruppo, avvicinarsi e lo ringrazio per avermi lasciato entrare nella casa. Guardandomi disse; “Vuoi che ti presento a Swami?” mi mise a ridere all’assurdità della domanda; “Fai quello che ritieni giusto” dissi. Si allontanò e torna con un mazzo di fiori che mi mise in mano dicendomi; “dallo a Swami, come ti chiami? Di dove sei?” Mentre rispondo sento qualcuno dietro di me. Mi giro d’istinto e vedo che si tratta di Sri C.Sreenivas. Dissi “Sairam”, ricambia cortesemente ma era ovvio che non mi aveva riconosciuto. Nel frattempo Swami era sceso dalla Sua stanza. Incomincia a tagliare le torte di compleanno scherzando con il Suo solito humor. Mentre esce dalla casa gli presento il mazzo di fiori. Mentre lo prende in mano sento la voce di Ajay; “Swami Victory Craxi, Craxi’s son.”

Swami rispose “Lo so, lo so, il matto” mentre picchietta le mie mani con il mazzo di fiori.

Sorrido e bisbiglio nel Suo orecchio; “Swami parto domani”, “prima vieni nella hall” Lui disse indicando la direzione della Premamrutham, chiaramente visibile dalla collinetta dove si trova la Sua casa. (Swami aveva detto tanti anni fa che avrebbe vissuto su una collina per gli ultimi anni del Suo soggiorno sulla terra). Si rivolge poi a Srinivas dicendo “Guarda chi c’è, Victory Craxi”

Sreenivas è sorpresissimo perché non mi aveva proprio riconosciuto.

Swami continua; “Adesso lui è un medico Ayurvedico” e rivolgendosi a tutti gli altri disse;

“Sapete, sua madre continua a pregare, pregare, pregare. Io la proteggo”.

Girandosi verso di me, disse; “Quando verrò in Italia, la vedrò. La porterò anche qui”.

Lo ringrazio e Lo vedo salire in macchina (per coloro che si chiedono ancora perché la forma sottile di Swami abbia necessità dell’uso di una macchina o addirittura bisogno di una casa, basta leggere il primo volume della serie di libri “Sri Sathya Uvacha” che è una serie di libri contenente i discorsi di Swami e le Sue rivelazioni nella forma sottile). Così finisse il mio primo viaggio a Muddenahalli.

Sarò sempre grato al mio amato Bhagawan che è più vicino a me di me stesso per aver risposto alla mia preghiera. Una risposta ineguagliabile ed incomparabile a nient’altro che ho mai vissuto prima in vita mia compreso tutti gli anni trascorsi ai Suoi piedi fisicamente.

Sono ancora dell’idea di condividere questa mia esperienza con il mondo intero perché credo che tutti dovrebbero poter vivere l’esperienza di Swami nel sottile. Swami ci parla bypassando completamente la nostra sfera mentale! L’abitudine, essendo una “seconda natura”, tendiamo a non accettare il cambiamento e rimanere su delle posizioni che ci impediscono di arricchire il nostro Essere interiore. Ho imparato da questa esperienza che ascoltare il proprio cuore rimane un’esperienza individuale. La società emette a sua volta giudizi non sempre basati su un’esperienza diretta. Come dice Swami; “Vivete secondo la vostra esperienza personale”. Il parere della società non potrà mai influenzare la voce del mio cuore. È più importante ora sapere che il mio amato mi ha permesso di sperimentare la fusione della mente nel cuore, lì dove Lui risiede.

Victory Craxi

Region 3 Italy

bottom of page